Primo Girone
“Love Bombing”
“Narciso parole di burro
Si sciolgono sotto l’alito della passione
Narciso, trasparenza e mistero
Cospargimi di olio alle mandorle e vanità, modellami”
“Narciso sublime apparenza
Ricoprimi di eleganti premure e sontuosità, ispirami”
“Raccontami le storie che ami inventare spaventami
Raccontami le nuove esaltanti vittorie
conquistami inventami dammi un’altra identità
Stordiscimi disarmami e infine colpisci…”
Scommetto che molti l’abbiano letto cantando. Agli altri, invece, ricordo che il virgolettato è una parte del testo di “Parole di burro”, brano del 2000 de “la cantantessa” siciliana Carmen Consoli.
Fino a qualche anno fa questa era semplicemente una canzone che mi piaceva, nella sua versione remix, più per la musica che per le parole. Poi mi ci sono soffermata bene e, oggi, potrei definirla l’emblema in musica della tematica trattata da amorevol-Mente ovvero quando un amore apparentemente da favola diventa un incubo, quando il “Mente” non è un suffisso è verbo mentire.
Vi è mai capitato di esservi imbattuti o credere di esservi imbattuti in un narcisista? Sento di dover sottolineare “di credere” perché l’argomento che tratteremo è estremamente delicato e, mai come ora, c’è troppa confusione al riguardo, tant’è vero che il termine “Narcisista” è abusato e, pure, con una certa leggerezza.
Al primo attacco di stronzaggine o di egocentrismo del personaggio di turno tendiamo a sentenziare con uno sbrigativo: “Ah, quello è un narcisista!”.
Ivana Napolitano, psicologa-psicoterapeuta di orientamento sistemico relazionale, ci dà l’identikit del vero narcisista patologico.
«Il mio partner era narcisista?» Questa è la domanda più frequente che viene posta in psicoterapia quando si esce da una relazione “tossica”, racconta la Dottoressa.
Una relazione “tossica” è, infatti, caratterizzata dalla presenza di un partner che mostra comportamenti nocivi e lesivi, sia da un punto di vista emotivo che fisico, nei confronti della compagna, esercitando il proprio potere col fine di averne il controllo e porla in condizione di sottomissione.
Il termine “narcisista” rimanda ad una definizione ad ampio spettro che comprende chi esercita violenza in una relazione. Potremmo usare il termine “manipolatore” per includere i disturbi di personalità contenuti nel DsM5 (il manuale dei disturbi psichiatrici) quelli del Cluster B (disturbo narcisistico, istrionico, borderline e antisociale). Avere una diagnosi precisa, però, risulta difficile perché questi soggetti tendono a non sottoporsi ad analisi».
Certo, in analisi poi ci andiamo noi. Ad ogni modo, di questi “personaggi”, nel manuale, ne parleremo al maschile sia perché per questi gironi infernali attingo dalla mia vicenda sia perché le statistiche riportano che il narcisismo patologico è ancora in prevalenza attribuito al maschio. Diversamente nel blog www.amorevolmente.com ci confronteremo indistintamente tutti perché la realtà dice, invece, che le donne narcisiste esistono e sono anche tante, che la violenza sugli uomini esiste ma è più silente, che i manipolatori affettivi e i vampiri energetici non hanno genere e non sono un’esclusiva dei rapporti sentimentali di coppia.
Ecco perché nasce amorevol-Mente, sicuramente con l’obiettivo di essere un confronto tra le esperienze, quello che, però, mi sta più a cuore è fare prevenzione. Impariamo insieme a cogliere i segnali che sono i campanelli d’allarme di una relazione tossica, con un po’ di attenzione, sarebbero addirittura sirene spiegate ma noi, ubriache d’amore, le percepiamo come musica suonata da violini.
amorevol-Mente nasce perché a me è capitato e non l’avevo capito. Mi piace pensare che queste pagine possano essere “la pulce nell’orecchio” per altre donne a cui sta capitando e non l’hanno capito, ancora più bello sarebbe se, grazie all’informazione, ci si fermasse prima e non capitasse affatto.
Per quel che mi riguarda, i segnali, con il senno di poi, c’erano tutti e “il tipo” me li aveva spiattellati in faccia anche parecchio velocemente.
Quella sera io e lui ci siamo baciati circa un’ora dopo esserci presentati, mentre sorseggiavamo un drink dallo stesso bicchiere e fumavamo dalla stessa sigaretta. Ne sono rimasta ammaliata appena il suo sorriso ha incontrato il mio sguardo, appena le nostre mani si sono strette nel saluto formale di un “Ciao, piacere, come va?”. Evidentemente dalle espressioni senza filtri del mio volto sarà partito chiaro il messaggio: “Da dove è uscito questo, quanto mi piace!” e lui, scaltro, lo ha accolto prontamente.
I baci si alternavano alle parole che scivolavano tra noi leggere e giocose, tra una boccata di Marlboro Light e un sorso di spritz, come se non avessimo fatto altro fino a quel momento delle nostre vite. Non mi sembrava vero. I suoi occhi mi avevano disarmata, luccicavano come non avevo mai visto occhi luccicare.
«Sono emozionato – ripeteva – non mi era mai capitato nulla di simile prima d’ora, con nessun’altra». E facciamo promemoria di questa sua dichiarazione.
Era notte fonda quando siamo rientrati a casa, a lui però non era bastato quel tempo passato insieme, gli mancavo già da non poter resistere più un attimo senza me così abbiamo tirato fino all’alba chiacchierando al telefono. Ad ogni tentativo di chiudere la chiamata era un ripetersi di “attacca tu, no attacca tu” che nemmeno i testimonial della teleselezione della Sip a fine anni ’80. Ve li ricordate, “Ma quanto mi costi?”.
E quanto stava per costare a me questa storia!
Il giorno dopo ci immaginava sposati e non vedeva l’ora che accadesse. Mi descriveva il nostro matrimonio favoloso come se fossimo pronti ad organizzarlo. Il suo rammarico di non avermi incontrata prima della sua ex lo stava facendo ammattire.
Il terzo giorno si è presentato a casa mia per conoscere i miei genitori. Teneva a dimostrarmi che il progetto matrimoniale che disegnava con la fantasia era un desiderio da concretizzare a tutti i costi quanto prima.
Il quarto giorno mi amava alla follia: «Ti amo come fossi un quindicenne che scopre l’amore per la prima volta, non riesco più a vivere senza te». Memorizziamo anche questa frase.
Ora, in quanti starete pensando: “Credi pure a Babbo Natale, ancora”?
Beh, sì, avete ragione. In difesa del mio intuito, però, lasciatemi dire che in un primo momento i segnali li avevo pure colti. Nei brevi momenti di lucidità che mi attraversavano, il dubbio che tutto quell’amore non fosse possibile, vi assicuro, mi veniva. Ripassavo le dinamiche dei suoi comportamenti, della sua vita personale, anche le sue parole e ricordo che gli ripetevo spesso: «Tu non vuoi me, vuoi la “situazione”, ti serve proprio!».
La chiamavo “situazione”, non riuscivo a dare un nome a quel BOMBARDAMENTO D’AMORE. Intanto lui si considerava offeso e ferito nella sua sconfinata sensibilità per la mia mancanza di fiducia.
Mi allontanai. Avevo bisogno di respirare, di uscire da quel subbuglio mentale, di riprendermi la libertà con cui avevo sempre vissuto e di cui avevo sempre necessitato. Dopo soli quattro giorni, la sensazione era quella di aver consumato un legame di almeno quattro anni, di avere divorziato e poi di dover elaborare pure la separazione.
Me lo lasciò fare, sapeva bene che già vorticavo nella rete emotiva che mi aveva tessuto abilmente intorno alla velocità della luce.
Ero libera ma non troppo perché lui mi mancava. Questo amplificava la mia confusione.
È vero che la sua era stata una presenza da subito ingombrante ma era durata troppo poco per mancarmi così tanto. Com’era possibile?
Mi mancava essere guardata in quel modo che nessuno mai. Solo a Bradley Cooper ho visto fare un pochino meglio con Lady Ga Ga in “A star is born”.
Le perplessità che avevo su di lui, senza che me ne rendessi conto, le avevo rimbalzate su di me. A cosa mi serviva, in fondo, la libertà se lui mi mancava?
E se fossi stata davvero io l’ingrata a non apprezzare abbastanza la fortuna di aver incontrato uno come lui? E se mi stavo lasciando scappare il mio Jack Maine? E se stavo dando un calcio alla mia favola? E se… L’ho cercato.
Venti giorni dopo è cominciata la nostra convivenza, il ventunesimo giorno il mio incubo.
“La situazione” il nome ce l’aveva, ce l’ha ed è “Love bombing”.
«Il love bombing – spiega ancora la Dottoressa Napolitano – è un gioco manipolatorio molto raffinato tipico dei narcisisti. Si tratta di una trappola emotiva messa in atto nella fase del corteggiamento caratterizzata da passione travolgente, telefonate infinite, messaggi a tutte le ore, complimenti finalizzati a far sentire la “preda” unica e speciale. La verità è che dopo aver sedotto con promesse di amore incondizionato, il manipolatore, soddisfatto il suo ego carico di vanità ed approvazione, svela il suo tranello rivelandosi un potente abusante».
È importante porsi continue domande su ciò che accade, chiedersi se si è capito bene quello che ci è stato detto dal partner. I dubbi e l’insicurezza costante sono già tutti campanelli d’allarme… amare non è essere sottomessi, essere in confusione, essere manipolati».
«Nelle relazioni tossiche nulla, nemmeno per un attimo, si fa per il bene dell’altro. Dall’iniziale adulazione del “love bombing” che porta all’isolamento, alle strategie manipolative ed intimidatorie per tenere la preda “al suo posto”. Tutto mira a soddisfare il bisogno di potere e controllo del manipolatore affettivo. Questa è la realtà che dobbiamo affrontare e non restare prigionieri di una pericolosa illusione».
Il Love Bombing è, dunque, la tattica primordiale di cui si serve il narcisista per soggiogare la preda. Nei prossimi gironi conosceremo le altre principali tecniche manipolative con cui opera lo stratega narcisista ma sempre con un riflettore puntato su questa del bombardamento d’amore.
Post-it: Intanto riflettiamoci, se non siamo i protagonisti di una commedia rosa, in cui tutto per esigenza di trama e tempi deve accadere in un week end, si può mai amare qualcuno dopo pochi giorni o addirittura dopo pochi istanti?
Nel caso stessimo pensando “E il colpo di fulmine, allora?!”
Proviamo a restare razionali, quello esiste, certo, ma è un processo chimico che avviene nel nostro cervello e nel nostro corpo, è pura attrazione fisica e il più delle volte ha vita breve. Proviamo a non confondere la sensazione di innamoramento reciproco improvviso con l’amore
Primo Girone
“Love Bombing”
“Narciso parole di burro
Si sciolgono sotto l’alito della passione
Narciso, trasparenza e mistero
Cospargimi di olio alle mandorle e vanità, modellami”
“Narciso sublime apparenza
Ricoprimi di eleganti premure e sontuosità, ispirami”
“Raccontami le storie che ami inventare spaventami
Raccontami le nuove esaltanti vittorie
conquistami inventami dammi un’altra identità
Stordiscimi disarmami e infine colpisci…”
Scommetto che molti l’abbiano letto cantando. Agli altri, invece, ricordo che il virgolettato è una parte del testo di “Parole di burro”, brano del 2000 de “la cantantessa” siciliana Carmen Consoli.
Fino a qualche anno fa questa era semplicemente una canzone che mi piaceva, nella sua versione remix, più per la musica che per le parole. Poi mi ci sono soffermata bene e, oggi, potrei definirla l’emblema in musica della tematica trattata da amorevol-Mente ovvero quando un amore apparentemente da favola diventa un incubo, quando il “Mente” non è un suffisso è verbo mentire.
Vi è mai capitato di esservi imbattuti o credere di esservi imbattuti in un narcisista? Sento di dover sottolineare “di credere” perché l’argomento che tratteremo è estremamente delicato e, mai come ora, c’è troppa confusione al riguardo, tant’è vero che il termine “Narcisista” è abusato e, pure, con una certa leggerezza.
Al primo attacco di stronzaggine o di egocentrismo del personaggio di turno tendiamo a sentenziare con uno sbrigativo: “Ah, quello è un narcisista!”.
Ivana Napolitano, psicologa-psicoterapeuta di orientamento sistemico relazionale, ci dà l’identikit del vero narcisista patologico.
«Il mio partner era narcisista?» Questa è la domanda più frequente che viene posta in psicoterapia quando si esce da una relazione “tossica”, racconta la Dottoressa.
Una relazione “tossica” è, infatti, caratterizzata dalla presenza di un partner che mostra comportamenti nocivi e lesivi, sia da un punto di vista emotivo che fisico, nei confronti della compagna, esercitando il proprio potere col fine di averne il controllo e porla in condizione di sottomissione.
Il termine “narcisista” rimanda ad una definizione ad ampio spettro che comprende chi esercita violenza in una relazione. Potremmo usare il termine “manipolatore” per includere i disturbi di personalità contenuti nel DsM5 (il manuale dei disturbi psichiatrici) quelli del Cluster B (disturbo narcisistico, istrionico, borderline e antisociale). Avere una diagnosi precisa, però, risulta difficile perché questi soggetti tendono a non sottoporsi ad analisi».
Certo, in analisi poi ci andiamo noi. Ad ogni modo, di questi “personaggi”, nel manuale, ne parleremo al maschile sia perché per questi gironi infernali attingo dalla mia vicenda sia perché le statistiche riportano che il narcisismo patologico è ancora in prevalenza attribuito al maschio. Diversamente nel blog www.amorevolmente.com ci confronteremo indistintamente tutti perché la realtà dice, invece, che le donne narcisiste esistono e sono anche tante, che la violenza sugli uomini esiste ma è più silente, che i manipolatori affettivi e i vampiri energetici non hanno genere e non sono un’esclusiva dei rapporti sentimentali di coppia.
Ecco perché nasce amorevol-Mente, sicuramente con l’obiettivo di essere un confronto tra le esperienze, quello che, però, mi sta più a cuore è fare prevenzione. Impariamo insieme a cogliere i segnali che sono i campanelli d’allarme di una relazione tossica, con un po’ di attenzione, sarebbero addirittura sirene spiegate ma noi, ubriache d’amore, le percepiamo come musica suonata da violini.
amorevol-Mente nasce perché a me è capitato e non l’avevo capito. Mi piace pensare che queste pagine possano essere “la pulce nell’orecchio” per altre donne a cui sta capitando e non l’hanno capito, ancora più bello sarebbe se, grazie all’informazione, ci si fermasse prima e non capitasse affatto.
Per quel che mi riguarda, i segnali, con il senno di poi, c’erano tutti e “il tipo” me li aveva spiattellati in faccia anche parecchio velocemente.
Quella sera io e lui ci siamo baciati circa un’ora dopo esserci presentati, mentre sorseggiavamo un drink dallo stesso bicchiere e fumavamo dalla stessa sigaretta. Ne sono rimasta ammaliata appena il suo sorriso ha incontrato il mio sguardo, appena le nostre mani si sono strette nel saluto formale di un “Ciao, piacere, come va?”. Evidentemente dalle espressioni senza filtri del mio volto sarà partito chiaro il messaggio: “Da dove è uscito questo, quanto mi piace!” e lui, scaltro, lo ha accolto prontamente.
I baci si alternavano alle parole che scivolavano tra noi leggere e giocose, tra una boccata di Marlboro Light e un sorso di spritz, come se non avessimo fatto altro fino a quel momento delle nostre vite. Non mi sembrava vero. I suoi occhi mi avevano disarmata, luccicavano come non avevo mai visto occhi luccicare.
«Sono emozionato – ripeteva – non mi era mai capitato nulla di simile prima d’ora, con nessun’altra». E facciamo promemoria di questa sua dichiarazione.
Era notte fonda quando siamo rientrati a casa, a lui però non era bastato quel tempo passato insieme, gli mancavo già da non poter resistere più un attimo senza me così abbiamo tirato fino all’alba chiacchierando al telefono. Ad ogni tentativo di chiudere la chiamata era un ripetersi di “attacca tu, no attacca tu” che nemmeno i testimonial della teleselezione della Sip a fine anni ’80. Ve li ricordate, “Ma quanto mi costi?”.
E quanto stava per costare a me questa storia!
Il giorno dopo ci immaginava sposati e non vedeva l’ora che accadesse. Mi descriveva il nostro matrimonio favoloso come se fossimo pronti ad organizzarlo. Il suo rammarico di non avermi incontrata prima della sua ex lo stava facendo ammattire.
Il terzo giorno si è presentato a casa mia per conoscere i miei genitori. Teneva a dimostrarmi che il progetto matrimoniale che disegnava con la fantasia era un desiderio da concretizzare a tutti i costi quanto prima.
Il quarto giorno mi amava alla follia: «Ti amo come fossi un quindicenne che scopre l’amore per la prima volta, non riesco più a vivere senza te». Memorizziamo anche questa frase.
Ora, in quanti starete pensando: “Credi pure a Babbo Natale, ancora”?
Beh, sì, avete ragione. In difesa del mio intuito, però, lasciatemi dire che in un primo momento i segnali li avevo pure colti. Nei brevi momenti di lucidità che mi attraversavano, il dubbio che tutto quell’amore non fosse possibile, vi assicuro, mi veniva. Ripassavo le dinamiche dei suoi comportamenti, della sua vita personale, anche le sue parole e ricordo che gli ripetevo spesso: «Tu non vuoi me, vuoi la “situazione”, ti serve proprio!».
La chiamavo “situazione”, non riuscivo a dare un nome a quel BOMBARDAMENTO D’AMORE. Intanto lui si considerava offeso e ferito nella sua sconfinata sensibilità per la mia mancanza di fiducia.
Mi allontanai. Avevo bisogno di respirare, di uscire da quel subbuglio mentale, di riprendermi la libertà con cui avevo sempre vissuto e di cui avevo sempre necessitato. Dopo soli quattro giorni, la sensazione era quella di aver consumato un legame di almeno quattro anni, di avere divorziato e poi di dover elaborare pure la separazione.
Me lo lasciò fare, sapeva bene che già vorticavo nella rete emotiva che mi aveva tessuto abilmente intorno alla velocità della luce.
Ero libera ma non troppo perché lui mi mancava. Questo amplificava la mia confusione.
È vero che la sua era stata una presenza da subito ingombrante ma era durata troppo poco per mancarmi così tanto. Com’era possibile?
Mi mancava essere guardata in quel modo che nessuno mai. Solo a Bradley Cooper ho visto fare un pochino meglio con Lady Ga Ga in “A star is born”.
Le perplessità che avevo su di lui, senza che me ne rendessi conto, le avevo rimbalzate su di me. A cosa mi serviva, in fondo, la libertà se lui mi mancava?
E se fossi stata davvero io l’ingrata a non apprezzare abbastanza la fortuna di aver incontrato uno come lui? E se mi stavo lasciando scappare il mio Jack Maine? E se stavo dando un calcio alla mia favola? E se… L’ho cercato.
Venti giorni dopo è cominciata la nostra convivenza, il ventunesimo giorno il mio incubo.
“La situazione” il nome ce l’aveva, ce l’ha ed è “Love bombing”.
«Il love bombing – spiega ancora la Dottoressa Napolitano – è un gioco manipolatorio molto raffinato tipico dei narcisisti. Si tratta di una trappola emotiva messa in atto nella fase del corteggiamento caratterizzata da passione travolgente, telefonate infinite, messaggi a tutte le ore, complimenti finalizzati a far sentire la “preda” unica e speciale. La verità è che dopo aver sedotto con promesse di amore incondizionato, il manipolatore, soddisfatto il suo ego carico di vanità ed approvazione, svela il suo tranello rivelandosi un potente abusante».
È importante porsi continue domande su ciò che accade, chiedersi se si è capito bene quello che ci è stato detto dal partner. I dubbi e l’insicurezza costante sono già tutti campanelli d’allarme… amare non è essere sottomessi, essere in confusione, essere manipolati».
«Nelle relazioni tossiche nulla, nemmeno per un attimo, si fa per il bene dell’altro. Dall’iniziale adulazione del “love bombing” che porta all’isolamento, alle strategie manipolative ed intimidatorie per tenere la preda “al suo posto”. Tutto mira a soddisfare il bisogno di potere e controllo del manipolatore affettivo. Questa è la realtà che dobbiamo affrontare e non restare prigionieri di una pericolosa illusione».
Il Love Bombing è, dunque, la tattica primordiale di cui si serve il narcisista per soggiogare la preda. Nei prossimi gironi conosceremo le altre principali tecniche manipolative con cui opera lo stratega narcisista ma sempre con un riflettore puntato su questa del bombardamento d’amore.
Post-it: Intanto riflettiamoci, se non siamo i protagonisti di una commedia rosa, in cui tutto per esigenza di trama e tempi deve accadere in un week end, si può mai amare qualcuno dopo pochi giorni o addirittura dopo pochi istanti?
Nel caso stessimo pensando “E il colpo di fulmine, allora?!”
Proviamo a restare razionali, quello esiste, certo, ma è un processo chimico che avviene nel nostro cervello e nel nostro corpo, è pura attrazione fisica e il più delle volte ha vita breve. Proviamo a non confondere la sensazione di innamoramento reciproco improvviso con l’amore