Quarto Girone
“Gaslighting e Isolamento”
- Te lo sei immaginato!
- Non è mai successo!
- Ma come fai a non ricordatelo… me lo hai detto proprio tu!
- Io non ho mai detto questa cosa!
- Stavo scherzando, sei tu che sei troppo pesante!
- Hai sbagliato tu, come sempre!
- Ti stai inventando tutto!
- Se ti lascio, non troverai nessun altro come me!
E noi, d’ora in poi, decisamente ci speriamo!
Queste sono solo alcune frasi estrapolate dal copione della comunicazione standardizzata di un “gaslighter” all’indirizzo della prescelta.
Uso l’espressione “prescelta” perché il narcisista patologico, abbiamo visto, sceglie tecnicamente la partner più adatta in base alle sue necessità e al raggiungimento dei suoi scopi.
Io, per esempio, sarò stata scelta per fargli da sfogatoio per le sue frustrazioni e fallimenti, per la mia empatia da sfruttare nel suo lavoro e sostanzialmente per fargli da badante. Oh, è riuscito in tutti i suoi intenti!
L’obiettivo di tale frasario è quello di prendere il pieno controllo della nostra vita, nel caso del “gaslighting”, facendoci dubitare di noi stesse e rendendoci, di conseguenza, sempre più dipendenti. Questa è probabilmente la tecnica manipolativa più pericolosa con cui opera il maligno abusante perché alla lunga rischia di compromettere seriamente la nostra sanità mentale.
Alle frasi strategiche, con cui “il vampiro energetico” gioca a “ti confondo il cervello”, progressivamente si aggiungeranno i giudizi negativi sul nostro aspetto fisico, le critiche continue sul modo di comportarci che ci indurranno a credere di essere perennemente in errore. Saremo redarguite per tutto ciò che ci riguarda, la nostra professione sarà sminuita e ridicolizzata, fossimo pure il Presidente della Repubblica. Le persone che frequentiamo sono tutte stupide e noiosamente inutili e, soprattutto, mai alla sua altezza. Senza rendercene conto, amico dopo amico familiare dopo familiare, ci ritroveremo isolate e dipendenti da lui, portandolo così a raggiungere il suo massimo obiettivo.
Sembrerebbe già tanto, vero?! Invece no, per lui dall’alto dell’ego, sarà sempre troppo poco e il suo scopo raggiunto va comunque alimentato costantemente, per cui, alle regole del gioco malvagio si alterneranno i “silenzi punitivi” per espiare i nostri “peccati”. Ogni “pausa” può essere a tempo indeterminato, durante le quali saremo ignorate a tal punto che ci sembrerà di non esistere, anzi, ogni tentativo di contatto con il manipolatore servirà solo a prolungare il silenzio. Un giorno sì e l’altro pure minaccerà di lasciarci (magari!) ma stiamo tranquille, non lo farà mai, ha bisogno di noi esattamente quanto noi di lui, tuttavia, la nostra paura di essere abbandonate renderà lui il più forte della nostra relazione tossica.
Post-it: il fatto che il narcisista patologico abbia bisogno di noi quanto noi di lui è un promemoria fondamentale in quanto viene a cadere il concetto che queste relazioni siano composte esclusivamente da una vittima e un carnefice. La sostanza è sicuramente questa poiché c’è la parte abusante e quella abusata, la realtà, però, rende chiaro l’evidente legame di codipendenza. Questa visione, che prende il nome di “codipendenza affettiva”, potrebbe essere molto molto utile, per me lo è stata, al fine di razionalizzare sulle dinamiche perfide e illogiche del rapporto nel quale vortichiamo. Razionalizzare, lo ripeterò in questo manuale fino alla noia, è la base della nostra salvezza.
Il gaslighting comincia gradualmente. Il manipolatore attua questa tecnica in maniera abilmente sottile già nella fase “super wow” del love bombing di modo che, essendo noi accecate dall’azzurro sbrilluccicoso del nostro “principe”, uno: di sicuro le sfumature marroni delle sue calzamaglie non le notiamo minimamente; due: dovessimo intercettare i famosi campanellini d’allarme, invece di soffermarci ad indagare continueremo ad ignorarli.
È così che mi sono salvata. Nel pieno della mia favola da incubo sono inciampata per caso in un link, su Facebook, di un articolo che descriveva minuziosamente le caratteristiche dei narcisisti patologici, quelle di una relazione tossica e le conseguenze devastanti psicofisiche di chi, nella storia, è la parte che subisce. A fine lettura non so dirvi se fossi più inorridita o sollevata, lì dentro c’era racchiusa tutta la “roba” che stavo vivendo io ma al tempo stesso ci ho visto lo spiraglio di luce da seguire.
Vi riporto di seguito una piccolissima serie di dinamiche che hanno delineato la mia relazione con il “principe abusante” e mi divido la citazione con Alessandro Siani.
- Cominciai a dubitare di me.
Mi raccontava e faceva cose che in seguito negava di aver detto o fatto, questo era un suo modo di fare costante, anche nelle piccole cose, nelle sciocchezze, tutto. Lui smentiva, smentiva, smentiva godendo visibilmente del mio smarrimento, gli si illuminava quel volto pregno di perfidia a vedermi frastornata davanti ai suoi convinti “Ma quando mai!”, “Ma che dici, non è vero”, “Sei una pazza ma che t’inventi?!”
- Tutto quello che veniva fuori dalla mia bocca era un cumulo di sciocchezze e banalità.
Era così persuasivo che, a rifletterci dopo, risultavano anche a me stronzate. Questo comportamento lo adottava quando eravamo soli, in presenza di altre persone non solo non lo faceva, addirittura mi esaltava apparentemente inorgoglito. Da sottolineare “apparentemente”. Inizialmente ci cascavo sul fatto che in fondo mi ammirasse ma poi quando eravamo insieme si contraddiceva gettandomi in overdose di confusione. Diventavo matta, rimuginavo ininterrottamente su come mai agli altri mi descrivesse come la donna più eccezionale al mondo e quando eravamo io e lui, non ero che un’emerita cretina. Poi ci sono arrivata. Ecco subito la spiegazione, è molto semplice e vale per la maggior parte dei narcisisti manipolatori: nella loro mente sono convinti di essere persone straordinariamente superiori, così come superiore e indiscutibile è tutto ciò li riguarda, comprese le loro scelte, compresa la partner. Devono dimostrare all’esterno che la loro compagna sia perfettamente adeguata alla loro grandiosità.
- Il senso della realtà era completamente alterato.
Il livello, per intenderci bene, potrebbe essere quello che davanti a un bicchiere di vino rosso lui sosteneva fermamente che fosse bianco. Alla fine, ero lì a chiedermi se la realtà distorta non fosse la mia e se quel vino non fosse effettivamente bianco. Facciamo attenzione, facciamo appello alla poca lucidità che ancora ci resta perché è in questo caso estremo che il rischio di impazzire è realmente possibile.
- All’improvviso non ho visto più i miei amici e man mano i parenti.
Non ricordo esattamente da quando ha cominciato a farmi il vuoto intorno ma di fatto sono arrivata a non vederli più. I pochi che lui inizialmente ha conosciuto, facendomi pesare lo sforzo e il favore enorme che mi stesse facendo, non erano abbastanza adeguati alla sua intelligenza e alla sua maturità. Di certo non potevo dire la verità alle persone che da sempre hanno abitato la mia quotidianità, così arrancavo scuse su scuse e raccontavo bugie per sottrarmi alla loro compagnia. Sempre per le doti persuasive del personaggio, piano piano il dubbio m’è venuto: «Ma non è che per la sua età, noi siamo veramente troppo infantili?». Così, vuoi per quieto vivere, vuoi che il mio cervello cominciasse pure a dargli ragione mi sono allontanata, senza rendermene conto, da tutto e tutti, anche dal mio lavoro, dai progetti, dai sogni.
- Lui mi spaventava e mi destabilizzava.
Avevo l’impressione di essere la sua peggiore nemica per la cattiveria e l’odio che mi destinava. Quando gli chiedevo come fosse possibile che mi detestasse così tanto visto che mi diceva anche che ero l’amore della sua vita, mi dava della pazza visionaria. Altra caratteristica che accomuna la comunicazione, verbale e nei fatti, dei narcisisti patologici è quella di essere ambivalente. La confusione in cui si arriva a navigare è insostenibile, lo stato di dipendenza nei confronti di tali soggetti diventa totale e perpetuo mentre il loro nutrimento è appagato sempre e solo momentaneamente.
Momentaneamente perché, cominciamo ad impararlo, i narcisisti non sono mai appagati; dunque, dovranno darsi da fare velocemente per la mossa successiva. Una fatica enorme, tutto sommato, è un rapporto altamente stressante per entrambe le parti.
Ivana Napolitano interviene sulle tematiche di questo girone.
La preziosa testimonianza ci racconta di come funziona o meglio di come non funziona una tossica relazione abusante.
Il manipolatore, adescata la preda grazie all’arguto impegno del “love bombing”, prosegue dritto verso il suo obiettivo: svalutare poco per volta la vittima, all’inizio usando una leggera ironia, ad esempio sul suo modo di vestire, di parlare, sulla sua forma fisica. Dopo di che attacca con critiche meno velate sulle preferenze, sulle abitudini, sul carattere e su familiari ed amici della vittima, isolandola dai suoi contesti relazionali per esercitare in maniera “esclusiva” il controllo su di lei.
Successivamente inizia ad insinuare dubbi sulla lealtà, sulla moralità, sull’intelligenza e sull’onestà della “sua” donna.
Il gaslighting è fatto di bugie e negazioni, nette incongruenze tra azioni e parole che lentamente in maniera subdola consumano la vittima che si convince di essere “pazza” e di avere una visione distorta della realtà.
Il manipolatore attraverso azioni calcolate e consapevoli vuole distruggere l’autostima della vittima confondendo la sua percezione di sé, non prova empatia nei suoi confronti.
Chi subisce il gaslighting e tutte le devastanti forme di manipolazione abusanti ha bisogno di un aiuto concreto per uscirne, un percorso nel quale lavorare sulla consapevolezza e sul riconoscimento dei segnali della spietata violenza di cui è vittima, deve essere sostenuta per credere che da tutto questo orrore si può venire fuori.
Chi è impelagata in una relazione del genere, piano piano smette anche di confidarsi su ciò che accade. La realtà è così nebulosa che non sappiamo più raccontarla, i fatti così surreali che ce ne vergogniamo. Questo spiana completamente la via dell’isolamento, quella via che per volere del “mostro” avevamo già cominciato a percorrere.
Proviamo a prendere consapevolezza, dunque, del fatto che non importa quanto possa sembrarci illogico ciò che accade nella nostra storia, parliamone, proviamoci anche se ci risulta visionario da spiegare.
Immaginiamoci come fossimo in balia delle sabbie mobili, siamo destinate ad essere ingoiate dal fango ma se allunghiamo un braccio qualcuno potrebbe riuscire a salvarci.
Vale anche nel caso contrario, facciamo attenzione se notiamo un’amica o una parente che si allontana, secondo noi, senza motivo o per motivi che ci convincono poco e cominciamo ad indagare. Cerchiamo di carpire informazioni utili al fine di essere concretamente d’aiuto, affinché possiamo essere tutti coinvolti nella prevenzione.
Quarto Girone
“Gaslighting e Isolamento”
- Te lo sei immaginato!
- Non è mai successo!
- Ma come fai a non ricordatelo… me lo hai detto proprio tu!
- Io non ho mai detto questa cosa!
- Stavo scherzando, sei tu che sei troppo pesante!
- Hai sbagliato tu, come sempre!
- Ti stai inventando tutto!
- Se ti lascio, non troverai nessun altro come me!
E noi, d’ora in poi, decisamente ci speriamo!
Queste sono solo alcune frasi estrapolate dal copione della comunicazione standardizzata di un “gaslighter” all’indirizzo della prescelta.
Uso l’espressione “prescelta” perché il narcisista patologico, abbiamo visto, sceglie tecnicamente la partner più adatta in base alle sue necessità e al raggiungimento dei suoi scopi.
Io, per esempio, sarò stata scelta per fargli da sfogatoio per le sue frustrazioni e fallimenti, per la mia empatia da sfruttare nel suo lavoro e sostanzialmente per fargli da badante. Oh, è riuscito in tutti i suoi intenti!
L’obiettivo di tale frasario è quello di prendere il pieno controllo della nostra vita, nel caso del “gaslighting”, facendoci dubitare di noi stesse e rendendoci, di conseguenza, sempre più dipendenti. Questa è probabilmente la tecnica manipolativa più pericolosa con cui opera il maligno abusante perché alla lunga rischia di compromettere seriamente la nostra sanità mentale.
Alle frasi strategiche, con cui “il vampiro energetico” gioca a “ti confondo il cervello”, progressivamente si aggiungeranno i giudizi negativi sul nostro aspetto fisico, le critiche continue sul modo di comportarci che ci indurranno a credere di essere perennemente in errore. Saremo redarguite per tutto ciò che ci riguarda, la nostra professione sarà sminuita e ridicolizzata, fossimo pure il Presidente della Repubblica. Le persone che frequentiamo sono tutte stupide e noiosamente inutili e, soprattutto, mai alla sua altezza. Senza rendercene conto, amico dopo amico familiare dopo familiare, ci ritroveremo isolate e dipendenti da lui, portandolo così a raggiungere il suo massimo obiettivo.
Sembrerebbe già tanto, vero?! Invece no, per lui dall’alto dell’ego, sarà sempre troppo poco e il suo scopo raggiunto va comunque alimentato costantemente, per cui, alle regole del gioco malvagio si alterneranno i “silenzi punitivi” per espiare i nostri “peccati”. Ogni “pausa” può essere a tempo indeterminato, durante le quali saremo ignorate a tal punto che ci sembrerà di non esistere, anzi, ogni tentativo di contatto con il manipolatore servirà solo a prolungare il silenzio. Un giorno sì e l’altro pure minaccerà di lasciarci (magari!) ma stiamo tranquille, non lo farà mai, ha bisogno di noi esattamente quanto noi di lui, tuttavia, la nostra paura di essere abbandonate renderà lui il più forte della nostra relazione tossica.
Post-it: il fatto che il narcisista patologico abbia bisogno di noi quanto noi di lui è un promemoria fondamentale in quanto viene a cadere il concetto che queste relazioni siano composte esclusivamente da una vittima e un carnefice. La sostanza è sicuramente questa poiché c’è la parte abusante e quella abusata, la realtà, però, rende chiaro l’evidente legame di codipendenza. Questa visione, che prende il nome di “codipendenza affettiva”, potrebbe essere molto molto utile, per me lo è stata, al fine di razionalizzare sulle dinamiche perfide e illogiche del rapporto nel quale vortichiamo. Razionalizzare, lo ripeterò in questo manuale fino alla noia, è la base della nostra salvezza.
Il gaslighting comincia gradualmente. Il manipolatore attua questa tecnica in maniera abilmente sottile già nella fase “super wow” del love bombing di modo che, essendo noi accecate dall’azzurro sbrilluccicoso del nostro “principe”, uno: di sicuro le sfumature marroni delle sue calzamaglie non le notiamo minimamente; due: dovessimo intercettare i famosi campanellini d’allarme, invece di soffermarci ad indagare continueremo ad ignorarli.
È così che mi sono salvata. Nel pieno della mia favola da incubo sono inciampata per caso in un link, su Facebook, di un articolo che descriveva minuziosamente le caratteristiche dei narcisisti patologici, quelle di una relazione tossica e le conseguenze devastanti psicofisiche di chi, nella storia, è la parte che subisce. A fine lettura non so dirvi se fossi più inorridita o sollevata, lì dentro c’era racchiusa tutta la “roba” che stavo vivendo io ma al tempo stesso ci ho visto lo spiraglio di luce da seguire.
Vi riporto di seguito una piccolissima serie di dinamiche che hanno delineato la mia relazione con il “principe abusante” e mi divido la citazione con Alessandro Siani.
- Cominciai a dubitare di me.
Mi raccontava e faceva cose che in seguito negava di aver detto o fatto, questo era un suo modo di fare costante, anche nelle piccole cose, nelle sciocchezze, tutto. Lui smentiva, smentiva, smentiva godendo visibilmente del mio smarrimento, gli si illuminava quel volto pregno di perfidia a vedermi frastornata davanti ai suoi convinti “Ma quando mai!”, “Ma che dici, non è vero”, “Sei una pazza ma che t’inventi?!”
- Tutto quello che veniva fuori dalla mia bocca era un cumulo di sciocchezze e banalità.
Era così persuasivo che, a rifletterci dopo, risultavano anche a me stronzate. Questo comportamento lo adottava quando eravamo soli, in presenza di altre persone non solo non lo faceva, addirittura mi esaltava apparentemente inorgoglito. Da sottolineare “apparentemente”. Inizialmente ci cascavo sul fatto che in fondo mi ammirasse ma poi quando eravamo insieme si contraddiceva gettandomi in overdose di confusione. Diventavo matta, rimuginavo ininterrottamente su come mai agli altri mi descrivesse come la donna più eccezionale al mondo e quando eravamo io e lui, non ero che un’emerita cretina. Poi ci sono arrivata. Ecco subito la spiegazione, è molto semplice e vale per la maggior parte dei narcisisti manipolatori: nella loro mente sono convinti di essere persone straordinariamente superiori, così come superiore e indiscutibile è tutto ciò li riguarda, comprese le loro scelte, compresa la partner. Devono dimostrare all’esterno che la loro compagna sia perfettamente adeguata alla loro grandiosità.
- Il senso della realtà era completamente alterato.
Il livello, per intenderci bene, potrebbe essere quello che davanti a un bicchiere di vino rosso lui sosteneva fermamente che fosse bianco. Alla fine, ero lì a chiedermi se la realtà distorta non fosse la mia e se quel vino non fosse effettivamente bianco. Facciamo attenzione, facciamo appello alla poca lucidità che ancora ci resta perché è in questo caso estremo che il rischio di impazzire è realmente possibile.
- All’improvviso non ho visto più i miei amici e man mano i parenti.
Non ricordo esattamente da quando ha cominciato a farmi il vuoto intorno ma di fatto sono arrivata a non vederli più. I pochi che lui inizialmente ha conosciuto, facendomi pesare lo sforzo e il favore enorme che mi stesse facendo, non erano abbastanza adeguati alla sua intelligenza e alla sua maturità. Di certo non potevo dire la verità alle persone che da sempre hanno abitato la mia quotidianità, così arrancavo scuse su scuse e raccontavo bugie per sottrarmi alla loro compagnia. Sempre per le doti persuasive del personaggio, piano piano il dubbio m’è venuto: «Ma non è che per la sua età, noi siamo veramente troppo infantili?». Così, vuoi per quieto vivere, vuoi che il mio cervello cominciasse pure a dargli ragione mi sono allontanata, senza rendermene conto, da tutto e tutti, anche dal mio lavoro, dai progetti, dai sogni.
- Lui mi spaventava e mi destabilizzava.
Avevo l’impressione di essere la sua peggiore nemica per la cattiveria e l’odio che mi destinava. Quando gli chiedevo come fosse possibile che mi detestasse così tanto visto che mi diceva anche che ero l’amore della sua vita, mi dava della pazza visionaria. Altra caratteristica che accomuna la comunicazione, verbale e nei fatti, dei narcisisti patologici è quella di essere ambivalente. La confusione in cui si arriva a navigare è insostenibile, lo stato di dipendenza nei confronti di tali soggetti diventa totale e perpetuo mentre il loro nutrimento è appagato sempre e solo momentaneamente.
Momentaneamente perché, cominciamo ad impararlo, i narcisisti non sono mai appagati; dunque, dovranno darsi da fare velocemente per la mossa successiva. Una fatica enorme, tutto sommato, è un rapporto altamente stressante per entrambe le parti.
Ivana Napolitano interviene sulle tematiche di questo girone.
La preziosa testimonianza ci racconta di come funziona o meglio di come non funziona una tossica relazione abusante.
Il manipolatore, adescata la preda grazie all’arguto impegno del “love bombing”, prosegue dritto verso il suo obiettivo: svalutare poco per volta la vittima, all’inizio usando una leggera ironia, ad esempio sul suo modo di vestire, di parlare, sulla sua forma fisica. Dopo di che attacca con critiche meno velate sulle preferenze, sulle abitudini, sul carattere e su familiari ed amici della vittima, isolandola dai suoi contesti relazionali per esercitare in maniera “esclusiva” il controllo su di lei.
Successivamente inizia ad insinuare dubbi sulla lealtà, sulla moralità, sull’intelligenza e sull’onestà della “sua” donna.
Il gaslighting è fatto di bugie e negazioni, nette incongruenze tra azioni e parole che lentamente in maniera subdola consumano la vittima che si convince di essere “pazza” e di avere una visione distorta della realtà.
Il manipolatore attraverso azioni calcolate e consapevoli vuole distruggere l’autostima della vittima confondendo la sua percezione di sé, non prova empatia nei suoi confronti.
Chi subisce il gaslighting e tutte le devastanti forme di manipolazione abusanti ha bisogno di un aiuto concreto per uscirne, un percorso nel quale lavorare sulla consapevolezza e sul riconoscimento dei segnali della spietata violenza di cui è vittima, deve essere sostenuta per credere che da tutto questo orrore si può venire fuori.
Chi è impelagata in una relazione del genere, piano piano smette anche di confidarsi su ciò che accade. La realtà è così nebulosa che non sappiamo più raccontarla, i fatti così surreali che ce ne vergogniamo. Questo spiana completamente la via dell’isolamento, quella via che per volere del “mostro” avevamo già cominciato a percorrere.
Proviamo a prendere consapevolezza, dunque, del fatto che non importa quanto possa sembrarci illogico ciò che accade nella nostra storia, parliamone, proviamoci anche se ci risulta visionario da spiegare.
Immaginiamoci come fossimo in balia delle sabbie mobili, siamo destinate ad essere ingoiate dal fango ma se allunghiamo un braccio qualcuno potrebbe riuscire a salvarci.
Vale anche nel caso contrario, facciamo attenzione se notiamo un’amica o una parente che si allontana, secondo noi, senza motivo o per motivi che ci convincono poco e cominciamo ad indagare. Cerchiamo di carpire informazioni utili al fine di essere concretamente d’aiuto, affinché possiamo essere tutti coinvolti nella prevenzione.